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Lo scorso marzo, in occasione della Giornata Mondiale delle Persone con Sindrome di Down, è volata fino al Palazzo di Vetro dell’ONU, a New York, per raccontare la sua esperienza di studio e lavoro, ma Marta Sodano non si è fermata a quel traguardo.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_images_carousel images=”16449,16457,16464″ img_size=”large”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Lo scorso marzo, in occasione della Giornata Mondiale delle Persone con Sindrome di Down, è volata fino al Palazzo di Vetro dell’ONU, a New York, per raccontare la sua esperienza di studio e lavoro, ma Marta Sodano non si è fermata a quel traguardo.

La nostra collega, che da luglio 2017 è in forza al magazzino di Comac, ha portato le sue parole anche al convegno “La qualità dell’inclusione scolastica e sociale”, organizzato il 15, 16 e 17 novembre a Rimini dalla casa editrice Erickson: un appuntamento che ha visto la partecipazione di circa 4.000 insegnanti di tutta Italia.

Per saperne di più, abbiamo scambiato due chiacchiere proprio con la protagonista, che da anni è impegnata, con il supporto di AGPD (Associazione Genitori e Persone con Sindrome di Down), a mostrare come la disabilità, di qualunque tipo, non debba essere percepita come un ostacolo insormontabile.

Ciao Marta, complimenti! Qual è stato il tema del tuo intervento al convegno?

«La mia testimonianza per promuovere una scuola sempre più inclusiva: il titolo era “Non lasciate indietro nessuno”, proprio come quello che avevo preparato in occasione del convegno di New York».

Cosa significa per te “scuola inclusiva”?

«Una scuola in cui gli insegnanti spieghino gli argomenti in modo semplice e comprensibile a tutti, per esempio usando esempi, immagini, video».

Passando all’ambito lavorativo, come sei arrivata in Comac e di cosa ti occupi?

«Ho cominciato con un tirocinio nel 2017 e dal 2019 sono stata assunta con orario part-time: mi occupo del controllo e dell’archiviazione dei certificati e dei documenti di trasporto delle merci che passano in magazzino».

C’è qualche lato del tuo carattere che il lavoro ha contribuito a migliorare?

«Certamente: ho imparato soprattutto ad ascoltare gli altri e a collaborare con i colleghi: prima tendevo ad essere più concentrata su me stessa».

Qual è l’aspetto più positivo della tua esperienza in Comac?

«Il rapporto con i colleghi: non avrei mai pensato di trovare veri amici sul posto di lavoro, invece ho costruito davvero dei rapporti splendidi».

Quali consigli daresti a una persona con disabilità che vuole affrontare il mondo del lavoro?

«Assumersi la responsabilità delle proprie azioni, ma soprattutto non avere paura di non poter fare qualcosa e della diversità: magari all’inizio le cose possono sembrare difficili, ma con l’impegno, la passione e la volontà diventano possibili. Il segreto, per me, è continuare sempre a sperare che tutto può andare nel verso giusto!».

Ufficio Comunicazione, Web e Relazioni Esterne Comac[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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